Tre poesie di Arturo Lini, Dino Carlesi

Tre poesie di Arturo Lini, Dino Carlesi

C'è in Lini l'alternarsi di istanze diverse e talvolta contrastanti. Ora è in agguato il pericolo della concettualizzazione, ora la vis poetica prende il sopravvento. Ma Lini è poeta vero. La poesia gli nasce sempre «dentro» e «prima», quasi all'idea urga placarsi esclusivamente in immagine. Ha il potere di cogliere le linee nascoste del pensare e del vivere, i segni paiono incerti mentre sono automaticamente motivati, al limitare baluginante dell'emozione che assume via via contorni sempre più netti. 
Talvolta egli sembra ascoltarsi meccanicamente e seguire un misterioso flusso inconscio, talaltra obbedire alla legge del suono. Ma la fiducia nella «parola» è preminente, tutto può crollare ma non la parola, che non solo le definisce le cose ma le fa esistere. La parola. Il linguaggio. Per questo potere abbiamo costruito la Storia e ci siamo differenziati dagli altri animali.

La limpidità è in quel suo mirare dritto al cuore degli eventi: nella prima poesia la linea diventa un volo e il volo si fa «sparo nel cuore» (una rosa). Le immagini sono pregne di significanza, e la rosa è protagonista e vittima della propria «linfa», del proprio «solo universo», del «movimento che la portava». La felicità «è cieca» come ogni evento incontrollabile. Anche la seconda poesia riflette sue profonde metafore: la città esiste col suo «quotidiano» naturale e umano - il cielo e i saltimbanchi - ma la Storia incombe e i secoli passano, e il poeta riporta inconsciamente in primo piano il proprio «io»: che è ferita, è segno di matita, è il dilagare per le vie, è il dare significato a una donna, è congiungere terra e cielo. La terza poesia (le prime due note sono inedite) l'ho tratta dal volume «Opera prima» che Lini ha stampato nell"83. Una breve poesia d'amore per il proprio paese a cui ritorna dopo una sosta fiorentina colma di luci e di bandiere. Poesie aspre, dure, dai passaggi asintattici, che vanno lette per sensi, per salti memoriali da tremore a tremore. Ma poesie.
Dino Carlesi, in Il Grandevetro n. 60, S. Croce Sull'Arno (PI), aprile 1984