Secondo il pensiero medievale la perfezione divina si manifesta nella perfezione delle forme geometriche, semplici e assolute nello stesso tempo, come quella circolare e quella quadrata. Così nell'arte romanica disegni e motivi geometrici adornano le mura delle chiese, iscrivono le loro forme nel gioco d'ombre di un capitello, di un bassorilievo; in una pittura murale, come nella levigata preziosità di una miniatura. In alcune decorazioni murali Cristo è raffigurato all'interno di una corona circolare (la sua origina divina) mentre le braccia distese come in una Crocifissione simboleggiano la presenza di una croce per indicare i quattro punti cardinali, i confini dell'universo.
Ma la stessa struttura architettonica di una chiesa si fa "imago mundi" quando sul quadrato della terra (il presbiterio) dove Cristo pose il capo, si alza la cupola del cielo. Come Michelangelo mirabilmente pose nella Sagrestia Nuova in S. Lorenzo, a Firenze, e Leonardo disegnò inscrivendo la forma umana all'interno di un quadrato e di una circonferenza.
Così nell'arte orientale i mandala, disegni o dipinti costituiti da figure geometriche circolari o quadrate, diventano strumento di contemplazione, di aiuto alla meditazione, se non di iniziazione religiosa. Immagine sintetica del dualismo tra spirito e materia, differenza e identità, varietà e unificazione. Come nelle pitture d'icone dove le figure hanno a proprio fondamento l'uso del quadrato e del cerchio, siano una Cena, una Trasfigurazione, un Battesimo.
Nell'arte preistorica la forma di un disco, di una croce, di una linea o di un punto, ci testimoniano, nella loro muta misteriosità, motivi e segni che appaiono all'improvviso in epoche e culture diverse, secondo archetipi che sembrano appartenere ad una stessa logica, ad un identico universale patrimonio, testimonianza di una comune origine dell'arte visuale e in definitiva dell'intelligenza umana.
Guardando a tutto quello che è la mia opera, così come si è espressa, riconosco uno stesso motivo, uno stesso intento.
Dalla poesia visiva alle prime esperienze di pittura, fino alle "Partiture" i "Sumbola" le "Figure Simboliche": la traccia di una forma geometrica o naturale posata sulla superficie del dipinto, quasi a voler contrastare, con un segno referente e razionale, il pathos e l'informe sostanza del fondo. Dovunque è stato lo stesso impulso, lo stesso gesto: il manifestarsi di una compresenza, di una diversa natura, all'interno di un ordine che non può riconoscerla, ma che pure di essa si nutre ed in essa si offre. Come un astro, agli occhi che lo guardano, nel chiarore di una luce non sua.
Arturo Lini. Catalogo alla mostra Le forme della memoria, Galleria Comunale, Volterra (PI), 1996