OE Club, Firenze, 11 giugno - 2 settembre 2005.
L’OE Club si trovava a piano terreno in via Borgo Allegri a Firenze: un unico locale lungo e stretto i cui lati longitudinali sono scanditi da diverse nicchie, piccoli e regolari vani ricavati nelle spesse mura, eredità e memoria di altre epoche, già parte di un monastero che qui sorgeva, nell'ombra della vicinissima chiesa di Santa Croce. I proprietari e gestori di quel club culturale, dettero vita, in quegli anni all'inizio del nuovo secolo, a una intelligente stagione d'arte, invitando artisti che facevano della contemporaneità un proprio perno. In questi vani collocai otto dipinti, di piccole dimensioni: minuscole simbologie affacciate alle pareti laterali di una ipotetica chiesa romanica.
Arturo Lini, testo di presentazione alla mostra: "Mi hanno sempre stupito e affascinato i primi antichi segni dell'uomo così come li vediamo incisi sulle pareti delle grotte preistoriche: l'impronta di una mano, oppure una serie di segni geometrici, l'accenno di una figura naturale. Nell'arte romanica, nelle sacre icone, e nell'arte africana vive qualcosa che mi è vicino: il primato di un "altrove" sulla realtà. In una maschera africana apprezzo il sistema dei segni che sopravanza il referente naturale. Due occhi che vogliono essere due cerchi, la forma ovale di una bocca, la linea del naso che segna lo sviluppo di una forza trascendente e verticale. Tutto questo afferma la presenza di un principio, un’idea prima, dove le forme diventano specchio e riflesso di una regola, di un'armonia che è principio e governo delle cose. In questa mostra di Firenze presento alcune opere recenti disposte sui due lati longitudinali dello spazio espositivo, come minuscole pale appese alle pareti laterali di una chiesa romanica. Sulle tele si sovrappongono diverse stesure di colore fino alla composizione di una superficie materica e spessa, una partitura brulicante di segni dove si posano forme geometriche, quali il quadrato o la circonferenza, che paiono affiorare da antiche sedimentazioni e ugualmente da una qualche memoria ancora viva in questi luoghi: come antichi simboli lasciati da lontane civiltà a riposare sul fondo di queste mura e ora riapparsi a testimoniare la persistenza del loro messaggio. Piccoli dipinti, uno legato all’altro come in una processione iniziatica dove il senso complessivo della scena si raccoglie solo nel compimento del percorso, fino all’ultima stazione.
Come in una mostra di alcuni anni fa tenuta presso il Complesso di Sant'Agostino a Pietrasanta che ricapitolava in uno specchio posto alla fine del percorso lungo i quattro lati del chiostro il senso e il fine di quanto proponevo. Come in quella ancora oggi l’unica litania alla quale invito i visitatori è quella della bellezza, prece per gli occhi a cui concedersi nella più completa semplicità dell’animo. Non esiste infatti nessun dizionario dei simboli da sfogliare nella mente o tra le mani per avvicinare il senso di questa mostra: le piccole tele sono qui disposte secondo la loro bellezza e i simboli che da quelle s’affacciano vanno letti con il cuore: è l’unica porta possibile perché si possa proseguire il viaggio appena iniziato."
Arturo Lini, Firenze, 2005